Il mito narra che una mela caduta giù da un ramo a metà del Seicento nella campagna inglese ispirò Isaac Newton nel comprendere che la forza che fa cadere una mela al suolo è la stessa che tiene ancorati i pianeti intorno al Sole. Elementi chiave per descrivere questa forza sono le masse dei corpi, coinvolti in un’attrazione reciproca, e la loro distanza. Poco meno di trecento anni dopo, Albert Einstein spiegava gli aspetti irrisolti di quella descrizione rovesciando il problema. Non più una forza che agisce a distanza, avvicinando e allontanando stelle e pianeti, ma un movimento guidato dalla struttura stessa dello spazio e del tempo, modellata dalle masse dei corpi.
La gravità non è altro che una questione di massa: è l’effetto che un oggetto produce nella trama dello spazio-tempo, incurvandola e deformandola in ragione della propria massa. I corpi celesti, appoggiati sul telo dello spazio-tempo, si muovono in orbite seguendo anse a forma di imbuto generate da masse più grandi, come biglie su una pista di sabbia. E come le masse possono modificare la forma dello spazio-tempo, il loro movimento può farne vibrare la superficie: corpi molto massicci che per qualche ragione accelerano nel loro moto scuotono lo spazio-tempo, generando onde di gravità che si propagano nel cosmo arrivando fino a noi, testimoni di scontri ed esplosioni lontanissime nello spazio e nel tempo.
[Redazione]